Agosto 2013

Agosto 2013

mercoledì 31 agosto 2011

Haute Route... riflessioni conclusive


La grande avventura della gara a tappe si è conclusa. Non avevo mai fatto, e non mi ero mai misurato con un impegno di tale entità: in 7giorni di gara consecutivi abbiamo scalato 17000mt di dislivello, e devo dire che è andata molto bene. Ma prima di entrare nei dettagli il doveroso ringraziamento a chi ha “originato” tutto questo, è stato grazie a Lele, se non fosse stato per la sua segnalazione di quel link lo scorso autunno, non sarei mai venuto a conoscenza di questa opportunità.

Questi sono i tempi “gara” arrotondati, in parole povere il tempo trascorso “a tutta” giorno per giorno:
Tappa 1 - 3h15 con 2 salite
Tappa 2 - 3h55 con 3 salite
Tappa 3 - 5h45 con 3 salite
Tappa 4 - cronoscalata per 58min e rotti
Tappa 5 - 4h35 con 3 salite
Tappa 6 - 2h40 con 2 salite
Tappa 7 - 2h05 con 1 salita

Il nostro corpo ha straordinarie capacità di adattamento, sempre che ci si prepari adeguatamente. I miei km sono sempre gli stessi da anni ormai, e non potendo incrementare la quantità ho lavorato su altri aspetti qualitativi, come allenare bene il “recupero” e modificare alcune cose…avevo sempre sofferto le tappe conclusive delle gare su più giorni in tutti gli anni precedenti, ma appartengo (insieme al mio coach) a quella categoria di persone secondo le quali “migliorare significa cambiare continuamente” e i cambiamenti attuati hanno dato risultati molto positivi.
Ma non è stata solo una gara, ma una vacanza itinerante per la montagne francesi, e un vero e proprio viaggio….
Fare una gara a tappe ci ha dato la possibilità di vivere per una settimana quello che affrontano i pro quando fanno i grandi giri, è stato molto costruttivo. Hai a disposizione solo due strumenti: la tua bici e il borsone da 120lt. che deve contenere tutto quello che serve per tutta la settimana; ci vuole un po’ di elasticità e di spirito di adattamento in alcune occasioni, ma è una cosa unica: lasci la mattina in hotel la borsa, esci vestito da bici in sella, fai la tua gara, e ti ritrovi dopo salite e vallate in un’altra località, raggiungi l’altro hotel e ritrovi la tua borsa, tutto solo e grazie alle tue gambe… così per sette giorni, sempre in movimento!!!
Ci voleva coraggio per partecipare alla prima edizione quasi al buio… ma un percorso mozzafiato con le salite che hanno fatto la storia del Tour de France, il fascino delle località toccate e l’organizzazione sono stati all’altezza, e siamo stati premiati: questa prima edizione rimarrà unica e irripetibile, con sette giorni senza una nuvola attraversando le alpi a fine agosto.
Contrariamente alla simile TransAlp (molti dei partecipanti la conoscono e vi hanno già preso parte) che è molto “tedesca” come gara (ci vorrebbe un post per delineare e spiegare le sostanziali differenze, ma non è questa la sede), noi invece eravamo un gruppo più eterogeneo, tendenzialmente al 50% franco-inglese ma con una buona presenza di extra europei.
I ragazzi dell’organizzazione sono stati davvero bravi (era l’esordio per tutti), la loro precedenza è sempre stata la nostra incolumità e sicurezza, il percorso (per quanto aperto al traffico) era perfettamente segnalato, con persone a ogni incrocio e/o situazione di possibile pericolo, moto di scorta al seguito, e cartelli per ogni potenziale passaggio rischioso; oltre a un minuzioso briefing pomeridiano dove veniva spiegato per filo e per segno in due lingue (francese e inglese) tutto della tappa successiva. Degni di nota anche i gentilissimi meccanici della Mavic, per loro i momenti che precedevano la partenza erano di super lavoro, in media in tre dovevano gonfiare entrambe le gomme di quasi tutto il gruppo.
Ma a prescindere dalla componente tecnico/agonistica, è stata una bellissima esperienza di condivisione con ciclisti da più parti del mondo; ho capito quanto sia universale il linguaggio delle due ruote, e quanto siamo a volte un poco viziati e “provinciali” noi italiani con certe degenerazioni agonistiche. Ho visto gente che finita la gara, nel bel mezzo della Promenade a Nizza, subito appena arrivati, smontava la bici (sella, manubrio e varie) per metterla in un borsone rigido e per volare oltre oceano con una naturalezza e una immediatezza da far rabbrividire in confronto a noi, che a volte ci lamentiamo perché le docce sono distanti 50mt dal parcheggio alle GFondo, o perché l’acqua è a 36.9° invece che a 37.5°! Qualche pecca e miglioria da correggere c’è stata, come la parca-essenziale colazione servitaci quasi in piedi a Ginevra il giorno della partenza (anche se poi si sono scusati per l’inconveniente), la totale assenza di proteine al pasta party serale (ma ognuno si è organizzato per ovviare), e in una occasione il truck che portava i borsoni ha avuto problemi di traffico/trasferimento, e all’hotel siamo arrivati prima noi dei bagagli… ma tutte cose assolutamente superabili con un minimo di elasticità e spirito di adattamento, elementi imprescindibili quando si affronta una gara del genere.
Sono arrivato a un punto che non mi sento di consigliare più niente a nessuno, ma una cosa è certa: mi sento di sconsigliare fortemente questa manifestazione a quella categoria di ciclo-viziati di cui si accennava prima, tipo quelli che “e ma io al secondo ristoro volevo la crostata alla fragola e invece c’era quella al mirtillo” ecco questa gente non si iscriva mai a una gara del genere!!!

E ora una simbolica carrellata di ringraziamento verso alcuni dei compagni di viaggio, il classico “ho pedalato con”:

Alberto sen – inutile cercare aggettivi, sostantivi ed avverbi….a 69anni, pur non essendo per poco il “meno giovane” del gruppo, ha spianato 17mila mt di salita con lo spirito di un 20enne! Quando la posta in palio è: avventura e impresa, lui non manca mai. Autentico entusiasta, la sua esuberante presenza non è passata inosservata all’interno del gruppo!

Gabry – uno dei ciclisti più generosi che conosca. Dopo aver tirato sempre il gruppo nelle gelide uscite di allenamento invernale, dopo 17GFondo e il Giro di Sardegna, si è presentato anche a questa gara, dove ha provato ogni giorno a stare fin quando riusciva in scia dei migliori…. sempre positivo, sempre propositivo e sempre aperto alle nuove esperienze…e sempre più forte!

Hiroshi – medico bergamasco della mia generazione. E’partito un poco prudente con qualche dubbio e riserva le prime tappe, ma poi via via si è ritrovato. Ottima compagnia nelle fasi a velocità controllata (poi per scelta facevamo due gare diverse) ma insostituibile cardine nei momenti di gruppo extra-ciclistici.

Lenny – appassionato ciclista israeliano con ricco palmares delle più blasonate GFondo europee, nonché della Transalp, e grande conoscitore di salite italiane (ne ha fatte molte più lui di buona parte dei ciclisti con cui solitamente pedalo). Aveva un passo diverso da mio, ma quando è capitato, nell’inevitabile alternasi dei momenti di maggior o minor freschezza di ciascuno, di fare tratti di salita insieme, è stato un ottimo compagno di ascesa e motivo di forte stimolo.

Dominik e Beat – due “grandi” passisti-scalatori che cito insieme perché insieme ci siamo conosciuti. Era la tappa 2…ci siamo ritrovati da soli alla fine della discesa del primo colle, sorpresi dalla partenza a tutta del gruppo sulla prima salita, e abbiamo fatto insieme il Cormet de Roselend. Su quella lunga salita iniziata all’ombra di un bosco, abbiamo fatto un ritmo incredibile, aiutandoci nei cambi, e man mano abbiamo raggiunto e superato molti di quelli che si erano avvantaggiati sulla prima salita. Un inseguimento entusiasmante che ci ha fatto diventare amici…

Hylke – forte giovane olandese che vive in zona “Amstel gold race”, naturalmente ha già corso Gfondo anche da noi, gli ultimi giorni è cresciuto di condizione e andava sempre più forte. Ricordo di lui la facilità con cui insieme ad un altro connazionale, appena scesi nella vallata della Maurienne contro quel vento incredibile, hanno iniziato a girare a ventaglio coinvolgendoci poi tutti mentre la velocità di colpo è tornata a salire, e il vento sembrava dar meno fastidio…

E per ultima, semplicemente perché lei è di un’altra categoria, Dorina (che correva in coppia con il forte Paolo), una vera “atleta” a differenza di noi che siamo solo amatori più o meno allenati. Cercatevi su google la data di nascita se volete, io non ve la dico. Campionessa olimpica (e non vinci le Olimpiadi per caso), cambiato sport forse non tutti sanno che si è dedicata con la stessa passione al ciclismo correndo anche una stagione da pro con risultati di rilievo. In salita è stata una cosa impressionante, sempre performante senza un attimo di calo, e anzi andando sempre più forte man mano che distanza e dislivello aumentavano. Nelle mie giornate di grazia è stato un vero piacere affrontare quelle salite insieme a lei.

Da qualche giorno siamo tutti tornati ai ritmi delle nostre realtà quotidiane, ma sono sicuro che in ciascuno è rimasta una parte che ancora continua il viaggio correndo su e giù per quelle fantastiche montagne!!!


4 commenti:

  1. Bel post Gabriele e sopprattutto bellissima ed entusiasmante esperienza.Penso che correre una corsa a tappe sia il sogno di tutti i cicloamatori.Complimenti per averla preparata,corsa e finita.
    Ciao

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  2. Grazie per Avermi INVITATO...Ottimo RISULTATO, Ottima Compagnia,Ottimo SPIRITO di Sopravvivenza...L' UNIONE FA LA FORZA "Grandi" a TUTTI!!!
    ...UNICA INDESCRIVIBILE SENSAZIONE...Provare per Credere!!!
    PER ESSERE VINCENTE Basta Pensare di':
    Essere L ultimo dei PIU' FORTI ma SEMPRE IL PRIMO dei più SCARSI l importante che ci sia sempre qualcuno dietro di te
    -SIAMO TUTTI VINCITORI--
    GRAZIE
    -Un UNICO Percorso per rendere "UNICA"la mia Haute Route... -

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  3. ho scoperto oggi il tuo blog, che leggerò con calma per scoprire le tue avventure. questo post in particolare evidenzia il tuo amore per il ciclismo ed uno spirito avventuriero e genuino... bravo a presto...

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  4. L'entusiasmo che hai portato a casa da questa esperienza, mi ha letteralmente contagiato! Ne parlo con chiunque e ovunque...
    Vedrò di organizzarmi per il 2012!

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