Agosto 2013

Agosto 2013

domenica 18 settembre 2011

La Valcava


A soli 25km da casa (forse una della più vicine) c’è una salita davvero ostica e difficile, una che per come è fatta ha messo in crisi dai cicloturisti a fior di professionisti, si chiama Valcava, la sua sagoma dalla pianura è inconfondibile, con le antenne radiotelevisive sulla cima. Non ci sono vie di mezzo, tra i cicloamatori della zona o la si ama e la si cerca quando si vuol fare il tempo mettendosi alla prova o comunque provare forti emozioni (non lascia mai indifferenti arrivare in cima), o la si odia e volentieri la si snobba. Io sono abbastanza neutrale, non ne sono un patito (indicativamente la faccio una volta ogni uno/due anni) ma non la evito di certo e quando capita mi cimento, ma solo se sto bene, pena soffrire inutilmente. Per qualche anno venne anche inserita nel Giro di Lombardia e fece illustri vittime come il compianto L.Fignon che mise il piede a terra sul famoso muro…

Riporto una bella descrizione di allora che si trova sulla rete:
Le gambe di Fignon l'han portato due volte in cima al podio di Parigi: su questi gradini, invece, nel 1988 cedettero. Fignon aveva vinto la Sanremo, quell'anno: e avrebbe raddoppiato la vittoria nel successivo, in cui conquistò anche il Giro d'Italia. Fignon aveva schiacciato due volte sotto ai piedi i 2000 metri di La Plagne. Ma il Giro di Lombardia che su queste rampe schiacciò a terra lui, Fignon non lo vinse mai. Che rumore fanno due Tour quando mettono il piede a terra? Che impronta lasciano, indelebile, tra le buche e le crepe, e nella memoria? Mottet non vide Fignon, perché era già davanti, lontano, fuggito dalle fauci d'asfalto scabro per andare a vincere per distacco dopo più di 100km: perché questa è un'ascesa che decide la gara a cento chilometri dall'arrivo. Mottet, l'anno dopo, tradito dalla strada, indebolito da una caduta nei primi km forse - disse -, non riuscì a fuggire a quei morsi che ti afferrano le gambe, a quella onda grigia e ghiaiosa che diventa la salita impennata, impenetrabile, impossibile. Quella onda lo scalzò di sella, e anche lui che l'anno prima l'aveva domata fu rovesciato a terra dalla strada: abbandonati i pedali, aggrappato alla bici come un naufrago.La salita poté resistere solo un anno ancora, sdentata, affondata nella pianura che digradava verso Monza. Ma era ancora troppo: e sparì dalle rotte dei professionisti. Eppure è ancora in agguato. Il fondo rugoso, di grana grossa. I lunghi chilometri silenziosi nel bosco, in attesa: e poi quella curva a destra come un lampo di tagliola, quella morsa allo stomaco prima che ai polpacci. E poi Fignon, Mottet, e tanti altri, sconosciuti, che ti guardano: e ti aspettano lì, a bordo strada, fermi, la bici a mano - il piede a terra.

Eppure a leggere i numeri non sembra nulla di particolare: 11.8km per 910mt al 7.7% di media, numeri assolutamente normali nelle ricche collezioni dei salitomani, ma mai farsi ingannare da un generico profilo, perché bisogna sapere come è fatta. Ci sono quattro tratti distinti e precisi; un primo da 1.3km quasi piatto (che fa salire la vera pendenza al 8.6%), poi da Torre de Busi per circa 6km siamo sull 8% ma sono quanto di più difficile possa esistere per trovare il giusto ritmo… una serie continua di cambi di pendenza, alcuni quasi impercettibili ma che induriscono la gamba e che obbligano a cercare un rapporto che sembra non andare mai bene… e poi al km 7,5 dopo la casa cantoniera, ecco il fatidico muro di 2.7km al 11% ! Frutto di un errore nella progettazione della costruzione della strada si presenta con bel drittone di 300mt al 18%, un approccio brutale (ci si arriva comunque avendo già speso abbastanza).
Seguono infidi strappi dal 14% al 17% e qualche momento di respiro ma sempre all’insegna della più continua irregolarità (non nascondo che trovo più facilmente il ritmo sul tratto duro del più “regolare” Mortirolo) e poi finalmente dopo un tornante destorso l’ultima parte con 1.5km al 8% che viene accolta come una liberazione, anche se l’ultima fase dopo il muro è sempre e comunque difficile.

In questo strano settembre ancora così estivo, mi sto permettendo di abbassare qualche tempo su alcune delle innumerevoli salite che abbiamo a disposizione, e oggi è toccato a questa. Sono partito bene, ma è inevitabile cha avendo smesso ormai di allenarmi con la ripresa del lavoro, la condizione inizi un poco a calare. Mi sono subito accorto di non riuscire a impostare un ritmo con la facilità delle precedenti settimane, e di subire la salita più delle altre volte. Sono giunto comunque bene fino all’inizio del muro, per poi appesantirmi di colpo, perdendo lo spunto e dovendomi quindi difendere, limitando i danni fino in cima. Avevo un tempo risalente al luglio 2009 (quando pensavo di andar forte… appunto “pensavo”) con un 49’08”, e oggi ho fermato a 47’58”! Per curiosità Ivan Gotti la faceva in circa 35’ ! Va bene perché è sempre un personale, anche se non all’altezza della attuali potenzialità. Ma sono ugualmente soddisfatto per il terzo miglioramento su tre salite diverse nelle ultime tre settimane, e ad abbassare nuovamente il tempo ci penseremo l’anno prossimo quando verrà il giorno di riprovarci.

2 commenti:

  1. Quest'anno sei in gran forma,abbassare di un minuto il tempo su di una salita non è cosa semplice.
    Complimenti.

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  2. se mai verrò a trovarti mi ci porti??? ma solo per provare non per fare il tempo (son scarsetto come ciclista). salutissimi, davide basti 31...

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