Agosto 2013

Agosto 2013

lunedì 17 giugno 2013

La Cuneo-Pinerolo

Non c’è ciclista di ogni generazione che non abbia sentito almeno una volta quella che fu la celeberrima apertura di radiocronaca di Mario Ferretti: “un uomo solo al comando, la sua maglia è bianco celeste, il suo nome è Fausto Coppi”. Era il 10 giugno 1949 e si stava disputando la 17esima tappa del Giro, quel giorno Coppi con una fuga solitaria su 5 colli conquistò la maglia rosa con un’impresa che è parte della storia del ciclismo. Il tracciato originale misurava 254km scalando Colle della Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere attraversando le Alpi tra Italia e Francia; allora le strade come ricorda Alfredo Martini erano in parte sterrate e in condizioni ben diverse benché lunghezza, dislivello e vallate sono rimaste le stesse di allora.






Sono quasi le 7 quando lascio Piazza Galimberti tradizionale ritrovo partenza/arrivo della GF F.Coppi alla quale dal 2007 più volte ho partecipato; stamattina non ci sono i soliti 1500 “coppisti” ma lo spirito di avventura (più che di mero agonismo) che accompagna da sempre i partecipanti a questa manifestazione è ben presente visto quello che sto per affrontare: è proprio dalla tappa di oggi che nasce la GF di Cuneo. Il lungo rettilineo in uscita in modesto falsopiano verso Borgo S.Dalmazzo fa subito presagire che sarà una giornata senza sconti, spira un forte vento contrario, tenere i 25km/h è già impegnativo, ma non ci sono alternative: non bisogna forzare e procedere regolare. La prima salita è il colle delle Maddalena (o Larche per i Francesi) che si raggiunge risalendo tutta la Valle Stura: è una ascesa tendenzialmente facile, dalla pendenze contenute che ha nella lunghezza (32km da Vinadio) e nell’immancabile vento contrario che scende fino a metà mattina gli ostacoli principali; in questo tratto procedere in gruppo avrebbe segnato una notevole differenza, sia per fare velocità che per sentire meno il vento… ma così non è, e superato solo qualche isolato cicloturista, raggiungo il primo Gpm dopo circa 3h e 70km avendo già speso non poco! Ora si passa in Francia con discesa nella valle dell’Ubaye, su strada veloce e divertente anche se c’è un tratto di questo versante che è vietato ai ciclisti per caduta massi, chi lo affronta lo fa a suo rischio e pericolo; premesso che la strada oggi era perfetta la riflessione che mi è venuta è se non sia altrettanto pericoloso oltre che dannoso se un masso ti colpisce l’automobile. Ora inizia il Vars, coi primi km di facile approccio e poi da St.Paul la salita diventa impegnativa; da questo punto fino a Briancon ritrovo anche se in senso inverso le strade percorse durante le HR 2011 e 2012, e l’asfalto francese dei colli sempre una garanzia per i tubolari, assolutamente pulito e senza un sassolino. In questo tratto incrocio un raduno di auto d’epoca, per il resto sarà una giornata molto tranquilla con in giro poca gente, il turismo estivo non è ancora arrivato. Scollinato il Vars (sono a 100km e 2300mt) entusiasmante discesa su Guillestre per iniziare l’avvicinamento all’Izoard: questa è una salita importante per la giornata, primo perché è la terza su cinque, e secondo perché è la più difficile. I primi 17km che costeggiano le gole del Guil salgono lievemente, e per fortuna in questo tratto c’è un po’ di vento a favore, poi l’incrocio con la D947 per il vero Izoard! Ora è come se si entrasse in un’altra giornata: non c’è più il sole, non fa nemmeno caldo, e volgendo lo sguardo verso la cima si vedono solo nuvoloni grigi minacciosi… l’inizio quasi inganna coi primi facili km poi tra Arvieux e Brunissard quella rampa dritta a doppia cifra che sale verso il bosco senza curve, e si inizia a soffrire… appena affronto i tornanti comincia anche a piovere, e per la prima volta compare la fatica. Raggiunta la Casse Déserte c’è la breve discesa prima degli ultimi 2km (non è la prima volta che ci passo) ma la situazione è ben lontana da come ero abituato a trovarla: cupo, grigio, la pioggia non smette, fa freddo con blocchi di neve sparsi qua e là, non c’è anima viva, nessuno che sale o scende, siamo io e la montagna….ambientazione surreale e inquietante come quella che spaventava i primi pionieri che lo affrontavano negli anni 20 del secolo scorso. Al Gpm ho superato i 150km le 6h30 per 3700mt, al rifugio Napoleone che si incontra da poco iniziata la discesa, breve fermata caffè, ormai il peggio è alle spalle (anche se mancano ancora 100km e altri due colli, ma ora è “in discesa”) e poi giù per una infinita planata da 20km. Man mano che scendo la situazione migliora sia come forze, meteo e temperatura, ora mi sento meglio e rinfrancato dal passaggio per la vivace Briancon sono pronto per il Monginevro, per fortuna più agevole e che segna il ritorno in Italia! Al quarto Gpm sono a 183km e 4300mt, quindi discesa su Cesana per l’ultimo colle, una salita che non conosco e che non ho mai affrontato: il Sestriere! Non ha dei numeri difficili, misura 11km e a parte il terzo impegnativo km per il resto è pedalabile, ma a questo punto dopo quasi 9h di sella è tutto relativo e parlare di pendenze e dislivelli non ha molto senso. Con un ritmo abbastanza regolare raggiungo anche i 2035mt del Sestriere, ora non è solo metaforico ma ufficiale: la salita è finita!!! Ma non è finita la “tappa” perché c’è da percorrere la lunga Val Chisone a scendere, mancano ancora 55km a Pinerolo, sostanzialmente in discesa anche se con dei tratti da pedalare, c’è la buona notizia che non c’è vento contrario come invece può capitare.
Quindi raggiungo la meta dopo 258km pedalati in 10h40 per un dislivello di 5000mt e per chi usa i watt con un TSS di 485! Dovevano esserci amici ad accompagnarmi per alcuni dei diversi tratti, ma per una serie di coincidenze non è riuscito a liberarsi nessuno, mi aspettavo di trovare qualche ciclista lungo il tragitto, ma erano in pochi e quasi tutti (dato l’orario di passaggio) in senso opposto sul Vars, per il resto è diventata una incredibile sorta di cronometro individuale!!! Che grande giornata, e che grande tappa fu in quel Giro del 1949!!!

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