“Per ogni cosa c’è il suo momento,
il suo tempo per ogni faccenda sotto il sole
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante...”
Anche in bici c’è un tempo per ogni cosa. C’è un tempo per allenarsi, c’è un tempo per correre e… e c’è un tempo per altre cose. Dopo 7Gfondo disputate in un quadrimestre (marzo-giugno) posso ritenere conclusa la fase agonistica più importante del 2010, (rimane da completare la Coppa Lombardia con le 2 prove di settembre). Quantificando ho percorso in gara un totale di 965km in 32h30’, e con un dislivello di circa 17.000mt di salita. Per il mio livello e tempo che riesco a dedicare ad allenarmi, a prescindere dai risultati (che analizzeremo in altra sede) va molto bene, forse è mancata la prova da cerchietto rosso al calendario, ma il rendimento è stato fondamentalmente costante per tutto il periodo, e anche questo è un successo. E adesso cosa succede? Beh, smettere di correre non significa certo smettere di pedalare, o cambiare sport dedicandosi ad altre attività quali freccette, biliardo o scopone scientifico. Innanzitutto c’è un periodo di necessario stacco, il corpo si deve rigenerare; trascurare questa fase importante significa assicurarsi prima o poi una bella sindrome da sovrallenamento, e lì si che sono dolori, perché poi non bastano pochi giorni di stop per riprendersi, ma spesso si parla di mesi.
Poi si può ricominciare in maniera graduale, anche perché ci sono in programma tante situazioni interessanti e molto stimolanti sempre seguendo la filosofia “52sundays” che accompagna il mio modo di vedere la bici.
Si può (e si deve) pedalare anche con finalità diverse dalla gara, come facendo del sano cicloturismo (che non significa andare in giro con la bici da passeggio) ma per esempio andare ad “esplorare” nuove strade mai percorse, tendenzialmente in salita anche per un fatto stagionale, (non si può andare a certe quote in autunno) dedicandosi a qualcosa di diverso.
Quindi ecco delinearsi una trasferta in terra francese alla conquista del brevetto del M.te Ventoux (trovate i dettagli nei link) e di qualche altra salita leggendaria. Non pedalo oltralpe dal 2007 e la “grandeur” dei cugini transalpini, almeno in fatto di strade e considerazione/venerazione delle due ruote, inizia a mancarmi.
E poi ancora un giro in Svizzera nella regione del San Gottardo con un anello comprendente la famosa strada in porfido della Val Tremola, oltre che eventuali e varie improvvisate dell’ultimo momento che saranno altrettanto belle e divertenti.
Quindi diciamo che cambiano, anzi meglio dire si spostano gli obiettivi, ma quello che più importa è che il “viaggio” continua…
Il brevetto del M.te Ventoux me lo volevo regalare per il mio compleanno ... ma mi sa che quest'anno salta ... c'è già troppa carne al fuoco ... a metà agosto sono a Les Deux Alpes per il brevetto dello scalatore ... sarà per l'anno prossimo
RispondiEliminaCristina